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Putin e
lo slavofilismo
Il vero pericolo che corriamo
Nella sfarzosa sala San
Giorgio al Cremlino, Vladimir Putin ha riunito tutto l’establishment russo
per presentargli la sua dottrina politica di forza e sicurezza, mostrandosi
persino indifferente di quella che è stata una delle settimane peggiori
dell’economia russa. Il discorso annuale svolto alle camere ha voluto
rassicurare e ringraziare i russi per la “maturità” e la “fermezza”
dimostrate in questi ultimi mesi. La grande Russia è stata vittima di un complotto
occidentale ordito dagli Usa. Eppure non ha capitolato. Gli europei, in
questo complotto, sarebbero stati i servitori sciocchi e senza onore
dell’America. Per Putin, l’Europa ha “dimenticato da tempo cosa sia
l’orgoglio nazionale, e la sovranità nazionale” lussi che non può
permettersi. Vale la pena di ricordare il vecchio detto, chi disprezza
compra. Un’Europa irrisoluta e soggetta agli Usa anche in questioni che mai
l’hanno direttamente interessata, come la sovranità dell’Ucraina, è quanto di
meglio possa sperare il leader del Cremlino. Debole
ed avida come appare ai suoi occhi, l’Europa non rappresenta un grande
problema nella partita infinita della leadership mondiale che russi ed
americani sono tornati a giocare. L’Unione sovietica è stata solo una diversa
forma dell’espansionismo zarista dell’800, per certi versi il bolscevismo ha
persino contenuto quell’istinto più prepotente. Mai uno Zar avrebbe
concepito quello che fece Crusciov, ovvero regalare la Crimea all’Ucraina e
Putin non aspettava altro che riprendersela. Questione nazionale, interessi economici e persino mission civilizzatrice,l’antico
slavofilismo rispolverato da Putin è un puro ritorno alla Russia
pre-rivoluzionaria. I cosacchi che abbeverano i cavalli nella senna sono
quelli di Alessandro primo, l’armata rossa si sarebbe fermata a Berlino. Per
cui si capiscono i timori della Polonia e quelli
degli Stati baltici, magari persino della Finlandia. Se l’Europa rimane
quell’entità ectoplasmatica descritta da Putin, solo l’America può contenere
la rilanciata influenza russa e se mai l’America dovesse
ritirarsi o convincersi di obiettivi più rilevanti di quanto possaaverne il
vecchio continente, Putin potrebbe convincersi di trovarsi prestosteso
davanti un tappeto rosso. Non è necessario volere lo scontro frontale conla
nuova Russia, perchè anche se più che sul diritto la Russia si appoggia
sullasferza, vi sono ragioni forti alla base delle sue convinzioni. Lo ha
sottolineato il New York Times, Putin offre sempre
delle aperture di dialogo. Quello che non è invece tollerabile è lo stato
catatonico dell’Europa occidentale, dove ognuno pensa di poter curare i
propri interessi con l’orso russo sena pagar pegno. Quello così aumenta
l’appetito ed anche l’intraprendenza. Per mantenere la distensione,soprattutto se Usa e Russia sono tornate a guardarsi in
cagnesco, serve invece un’Europa unita e forte, indipendente dagli Stati
uniti nel confronto con la Russia, e senza patire il ricatto del Cremlino
quando ci si rapporta agli Usa. Un’Europa che oggi non esiste proprio, ed è
questo il vero pericolo ben oltre le pretese dell’autocrate russo.
Roma, 9 dicembre 2014
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